giovedì 29 giugno 2017

...CASA?

Sono iscritto, come tutti, ad una innumerevole serie di siti, sitacci e sitarelli che ci propinano di tutto. Viviamo nell'epoca dell'architettura dell'immagine - anche definita assai propriamente "architettura degli SMS" da un mio collega ed amico - ed ogni giorno veniamo letteralmente investiti da qualunque informazione: materiali innovativi, nuove soluzioni tecniche, nuovi concorsi, nuovi premi, nuovi progetti, nuove realizzazioni... il tutto, ad opera di chiunque, in qualunque parte del globo. 

Noi più o meno svogliatamente clicchiamo sul nostro schermo luminescente e scorriamo con più o meno interesse le centinaia di immagini (rendering? fotografie? chi li distingue più?). Carino. Interessante. Una cagata. Essere poco obiettivi ci è più che sufficiente, tanto tra 15 secondi avremo già chiuso tutto e saremo tornati alla nostra occupazione principale. Non assorbiamo più le informazioni: le teniamo nella nostra RAM per provare quel piacere serotoninico che ci viene dalla visione di una bella immagine, senza fare il nostro lavoro: CAPIRE gli spazi.

A volte è impossibile, non abbiamo abbastanza elementi per capire alcunché. Non ci sono piante, non ci sono schemi, ci rifilano solo 4 immagini e festa finita. A volte però, bastano.

E oggi l'invettiva è suscitata/dedicata da/a questo articolo: LINK

Io non voglio perdermi nel mare di considerazioni da purista dell'architettura, né tantomeno scadere nel volgare giudizio sull'operazione immobiliare in sé (dobbiamo pur mangiare, no?). 

Non posso però non essere indotto ad interrogarmi sul significato di abitare che oggi ci porta a questo genere di aberrazioni. L'idea di per sé è nobile: ho uno spazio "magazzino" e lo trasformo in uno spazio "residenza". E' un po' il criterio alla base del riutilizzo in loft di tutti quei capannoni industriali abbandonati che avevamo costruito. Ma è davvero possibile che un QUALSIASI magazzino sia compatibile con l'idea e la funzione di CASA?

A mio avviso, ridipingere le pareti, rivestire il bagno in ceramiche Porcelanosa, buttare lì due moduli 60x60 e chiamarli cucina, sistemare un materasso su un soppalco senza parapetto non solo non è realizzare una abitazione, ma non è nemmeno da considerarsi una ristrutturazione. In più, descrivere il tutto come una sorta di attenzione per il riuso al fine di preservare le aree non ancora costruite mi sa - come dire - un po' da presa per i fondelli. 

Questa è solo una becera ed insultante speculazione. 

Specula su chi lavora in una città carissima e ha lo stipendio fermo al 2005, e deve accontentarsi di un loculo travestito da casa (perche ci sono le piastrelle Porcelanosa sapete!) oppure farsi 3 ore di mezzi pubblici al giorno nel traffico e vivere a Monza Brianza. Sfrutta una normativa che si impegna tanto a non farti realizzare una cuccia in legno per il tuo cane per tutelare il tuo vicino, ma che tu viva in 18mq con una singola finestra (magari rivolta a Nord) va benissimo. Hai visto mai che ti rilassi e cominci a PENSARE. E poi avete visto che bel panorama?

Tra le immagini, ce n'è una particolarmente riuscita: compare un tavolo sconfinato (ma non credeteci: è  un tavolino 40x40cm che con un obiettivo grandangolare pare il tavolo delle feste di Natale) con tanto di candeline accese. 
Ma chi credete di abbindolare? Credete ancora che ci sia gente così stupida che vede due lucine e dice "OOOOHHHHHHHHHH ma che bello spazio.....anche io lo vorrei così, il mio soggiorno, la mia VITA..."? Ma facciamoci il piacere, è un insulto alla nostra intelligenza.

So che alcuni dei miei lettori sono giovani: ragazzi, leggetevi l'articolo che vi ho linkato, perché in internet esistono anche esempi di cosa NON bisogna fare. Siate sempre critici, cercate i veri valori, la vera coerenza. 

E vi prego: nei vostri progetti, considerate sempre la dignità delle persone.



A prestissimo

mercoledì 28 giugno 2017

Dove l'architettura si interseca con la CG
l'esperienza nel RPBW

Questo blog, come sa chi legge i miei post, non è nato come uno tra i 5.000 blog che disquisiscono di architettura e di computer grafica; piuttosto, è uno tra i 70.000.000 di blog che ospitano tutorial, how-to e chi più ne ha più ne metta sulla pura e semplice renderistica. Ho pensato che forse una svolta sarebbe il caso di darla: in fondo, prima che visual artist sono architetto, sensibile a certe tematiche più di un semplice renderista. 

Forse questo post sarà solo un episodio sporadico, o forse mi occorrerà realizzare quel blend di pazienza, costanza e tempo che ancora oggi non sono riuscito a bilanciare. Resto dell'idea che comunque vada sarà stato un piacere scrivere queste poche righe per segnalarvi un interessante articolo postato su TREDDI (portale italiano di computer grafica), in cui viene intervistato Dionysios Tsagkaropoulos, la figura che sta dietro praticamente a tutte le visualizzazioni del Renzo Piano Building Workshop. Oltre alle competenze tecniche di cui potrete rendervi conto sia dalle immagini che dalle risposte che Dionysios dà al suo intervistatore, mi sembra interessante vedere l'atteggiamento col quale si pone nei confronti dell'oggetto da rappresentare, ed in quale modo esso non venga recepito e realizzato A SEGUITO della elaborazione progettuale, ma che sia invece un processo INTEGRATO nella progettazione. 

Il RPBW è uno studio tecnico di rilevanza mondiale, ed all'avanguardia sotto moltissimi aspetti puramente professionali e non. Anche in questo campo di applicazione, mi auguro che lo studio possa costituire un esempio da seguire.

A prestissimo!

giovedì 8 giugno 2017

ERBETTA FAST AND FURIOUS

Ciao a tutti!

Oggi vediamo come si può dribblare un eterno problema, ovvero come ottenere dei prati realistici per le nostre visualizzazioni, anche in poco tempo.

Poco tempo = photoshop, sappiatelo.

Parentesi che apro e chiudo: di recente è stato prodotto un interessantissimo plugin per Sketchup che trovate qui, il quale consente di gestire una grandissima quantità di oggetti 3D senza appesantire la scena; esiste anche un forum in cui potete vedere parecchi esempi dei molti entusiasti utenti. Purtroppo il plugin è a pagamento, ma ne vale la pena.

Bando alle ciance: di cosa stiamo parlando? Prati facili e veloci. Benissimo. 

Innanzitutto chiarisco che questo metodo funziona bene per viste soggettive, è applicabile anche a viste assonometriche o dall'alto ma con molta più difficoltà. Partiamo quindi da un modello molto basico, fatto più o meno così:
Il terreno è stato modellato in maniera molto approssimativa con lo strumento sabbiera, per dare un po' di movimento e quindi di ombreggiatura. Non è necessario: si può lavorare benissimo anche con un piano puro e semplice. Il materiale che applicheremo al terreno è un verde molto pallido, anche più chiaro di quello che vedete rappresentato. Lo shader di Indigo potrà essere impostato tranquillamente su diffuse (inutile complicare tutti i calcoli con shader più complicati).

Otteniamo una immagine di questo tipo (ho allungato un po' le ombre direttamente in Indigo per renderle più visibili):
 

A questo punto apriamo la nostra immagine in Photoshop e cominciamo a lavorarci su. Come primissima cosa, è necessario che ci procuriamo una buona fotografia di erba nella giusta prospettiva. Qualcosa come le due immagini che seguono, che potete trovare a questo e questo link. 


Una volta trovata l'immagine giusta (servirà un po' di esperienza), carichiamola nella nostra immagine su un nuovo livello, ottenendo qualcosa di questo tipo:

Se l'immagine iniziale è stata resa affiancabile, possiamo copiare questo livello più volte per coprire tutta l'area verde del nostro render.


A questo punto, procediamo unendo i livelli che abbiamo creato (selezione dei livelli e ctrl+E) e cambiamo il metodo di fusione del livello, da "normale" a "moltiplica" o "sovrapponi" (la scelta cambia a seconda della immagine d'erba che avrete trovato).
Otterrete qualcosa di questo tipo:

Non troppo sexy. 

Il passo successivo consiste nel creare una maschera di livello e di ritagliare tutte le parti che non si trovano sul nostro piano verde (vedete la maschera nell'immagine che segue): 
Va da sé che è ovviamente possibile lavorare su altre modifiche del livello della texture d'erba trovata, per controllarne al meglio l'effetto finale con l'ambientazione del render; come vedete, alla mia erba ho applicato una correzione di valore tonale, per virare tutto su toni un po' più caldi.
Dopo il lavoro con la maschera, otteniamo questo risultato, tutt'altro che disgustoso:


Per mia ricerca ho fatto un test con la seconda erba che vi ho indicato, ed ho prodotto un risultato a mio gusto più soddisfacente:


E' ovviamente possibile combinare entrambe le ipotesi semplicemente accendendo contemporaneamente i due livelli delle relative textures, con relativi correttivi: io utilizzo i layer organizzati in cartelle, lo trovo un metodo molto efficace (nell'immagine che segue, "opzione 2" è la cartella della seconda texture d'erba; "opzione 1" è la cartella della prima).

Il risultato finale combinando i due livelli è il seguente:


E qui termina il mio brevissimo tutorial. Spero e credo che questi semplici passaggi possano rendere la vostra vita da grafici fotoritoccatori un po' più leggera. 

A presto!