martedì 31 marzo 2009



Questa immagine è stata ispirata sostanzialmente dai due vasi trovati nella warehouse di SketchUp: si è cercato un intorno calmo, un po' indefinito, che potesse ricordare un luogo domestico di raccoglimento, tanto caro alla cultura del costruire orientale.
Nella scena sono inseriti ovviamente alcuni "esperimenti": la tenda che copre l'emitter che simula la portafinestra è un materiale "diffuse transmitter", il quale diffonde la luce simulando un effetto di Sub Surface Scattering, in genere molto complesso da settare. Indigo spesso mi sorprende proprio da questo punto di vista: la sua architettura spesso offre ottimizzazioni di settaggio che facilitano di gran lunga la preparazione di luci, scena e materiali, con una conseguente maggiore comprensibilità da parte dei nuovi utenti che si avvicinano alla tecnologia del rendering non approssimato.
Il secondo esperimento riguarda l'inserimento di luci IES fuori campo (se ne scorgono riflessi sulla parte alta dei vasi). Le luci IES hanno rese otticamente più verosimili rispetto agli emitter tradizionali, anche se in questo caso non è facile - se non impossibile - distinguerne le differenze. La resa della distribuzione luminosa, comunque, dava un senso di calore e di avvolgimento apprezzabile, ed ho quindi deciso di mantenerle.




















Questa scena metafisica è frutto della semplice curiosità per il materiale porcellana, oggetto di discussione nel forum di Indigo. Ad illuminare questo piccolo interno sono stati sistemati due emitter, e la scatola che contiene gli oggetti non ha retro (è bucata dietro la fotocamera virtuale) per ottimizzare i tempi di calcolo. La resa del materiale è tutto sommato soddisfacente.


Sono affezionato a quest'immagine perchè è stata una delle prime prove con Indigo.
I modelli utilizzati sono come al solito scaricati da 3Dwarehouse (risorsa online di modelli sketchup gratuiti) e sistemati affinchè potessero dare la resa migliore con il motore di rendering.
Qui ho testato la profondità di campo (DOF) che fa sfocare le finestre più lontane, e ho ottimizzato i tempi calcolo (comunque nell'ordine delle decine di ore) con exit-portals sulle finestre, che escludono dal processo di renderizzazione tutte le entità ad essi retrostanti.
Ho provato a dare alla scena un tocco di ilarità con l'inserimento di un piccolo personaggio lego, immobile ed impotente davanti ad una sedia così esageratamente grande per lui. Spero vi piaccia!
Il mio secondo post è il render di un sottopassaggio ciclabile. Qui la sfida è stata quella di creare un'atmosfera calda, che trasmetta serenità e tranquillità. Il render è stato eseguito con Indigo 1.1.16 e ha cotto per circa una nottata. La vegetazione circostante è stata aggiunta in postproduzione come richiesto dal committente.

martedì 24 marzo 2009

Orange

Rendering eseguito con Indigo 1.1.16, modellazione in Sketchup,
leggero fotoritocco in photoshop per aggiungere un po' di bloom effect e controllare i livelli.

venerdì 20 marzo 2009

Milliontown: recensione

Frost*
Milliontown (2006)

Tracklist:
1. Hyperventilate (7:32)
2. No me no you (6:06)
3. Snowman (3:55)
4. The other me (4:51)
5. Black light machine (10:07)
6. Milliontown (26:35)


Nelle mie peregrinazioni all'eterna ricerca di nuove conturbanti sonorità prog, sono incappato un paio di settimane fa su questo gruppo neo-formato, capeggiato - a quanto sono riuscito a capire - da un tal Jem Godfrey, scrittore noto sulla scena musicale per certi tormentoni pop di molti gruppi fashion dei nostri tempi. Il buon Jem ha avuto la brillante pensata di cercare un alquanto ardito connubio tra sound pop e musicalità progressive, e ne è saltato fuori questo debut album scintillante. Hyperventilate è una strumentale che non annoia, e che tutto sommato rende già di per sè una buona idea dello stampo dell'album; No me, no you è di più difficile comprensione, proponendo una articolazione armonica più complessa, restano comunque melodicamente accattivanti i refrain e i ponti tra strofe e ritornelli; Snowman si può tranquillamente bypassare senza doversi crucciare di starsi perdendo qualcosa; The other me è il brano più commerciale del disco e azzarderei che non brilla proprio per originalità, Black light machine è invece molto coinvolgente, mostra particolare sensibilità l'assolo di chitarra al minuto 2:50, completato e reso più corposo da imponenti tastiere di sottofondo; Milliontown è una canzone abile, che si segue volentieri senza sentire mai la tentazione di pigiare il tasto STOP anzitempo.
Il mio parere è che questa produzione sia di alto livello, nonostante le - poco ma sicuro - rilevantissime manipolazioni elettroniche. Mi resta senz'altro la curiosità di scoprire cosa ci combineranno questi Frost* (con l'asterisco, mi raccomando) in un concerto dal vivo.

Valutazione globale: 8